ventottomaggioduemilaventidue

Storia della Fonderia

Lasciandosi alle spalle l’affollato centro storico e i suoi monumenti più famosi, e raggiungendo, invece, il quartiere Isola, si scopre un luogo di grande suggestione che racconta una lunga storia e tiene viva la memoria di un mestiere antico grazie al quale, per oltre cent’anni, tra le sue pareti hanno preso vita autentici tesori che si possono ancora ammirare in giro per la città e non solo. Si tratta dell’antica Fonderia Napoleonica Eugenia gestita dalla famiglia Barigozzi fino al 1975, quando cessò l’attività per poi essere restaurata e trasformata in un museo che ripercorre le vicende legate a questo interessante esempio di archeologia industriale.

Un po' di storia e di curiosità

Il nome con cui lo stabilimento era noto è legato alle vicende storiche che hanno portato alla sua fondazione nel 1806, quando l’esercito napoleonico requisì gli edifici di Santa Maria alla Fontana e dispose che alcuni dei locali conventuali fossero adibiti a fonderia di bronzo. La gestione del nuovo stabilimento venne affidata ai fratelli Manfredini, abili orafi e fonditori, che vennero appositamente richiamati da Parigi per ricoprire l’incarico. In onore del vicerè Eugenio di Beauharnais la fonderia venne chiamata Eugenia ed al suo interno i fratelli cominciarono a produrre piccoli oggetti, tra cui decorazioni destinate al mobilio, pendole, calamai, e fusioni di arredo, assieme ad elaborate opere di grandi dimensioni come la fusione della sestiga dello scultore Abbondio Sangiorgio che nel 1835 venne collocata sull’Arco della Pace in Piazza Sempione.

Fu nel 1868 che la famiglia Barigozzi, già attiva con altre officine in diverse località in nord Italia e nel Canton Ticino, rilevò la fonderia che le consentì di aprire un’officina stabile anche a Milano dove, dal 1851, produceva campane servendosi dello stabilimento “alla Fontana”.

Nella nuova fonderia venne realizzato un grande forno a riverbero utilizzato per la realizzazione in una sola fusione di interi complessi di campane, chiamati “concerti”, tipici della tradizione ambrosiana. A partire dalla seconda metà del XIX secolo l’attività della fonderia conobbe un periodo di grande sviluppo che portò l’azienda a produrre campane per varie regioni italiane, per il Canton Ticino e persino per le comunità italiane di diversi Paesi del Sud America, di Malta e delle colonie di Libia e Somalia. Al termine della seconda guerra mondiale, durante la quale le campane erano state requisite al fine di riutilizzare lo stagno ed il rame che costituivano il bronzo per la produzione di materiale bellico, l’azienda riprese la propria attività e produsse diverse campane destinate alle missioni religiose nel mondo, per poi assistere, però, ad un progressivo calo delle richieste a partire dagli anni ’60.

Sebbene la lavorazione delle campane rappresentasse il fiore all’occhiello dell’attività gestita dalla famiglia Barigozzi, la fonderia, nel corso del tempo, mise la sua firma anche su numerose opere artistiche di particolare rilevanza. La collaborazione con lo scultore Francesco Barzaghi le valse, ad esempio, l’incarico di occuparsi della fusione dei monumenti ad Alessandro Manzoni e a Luciano Manara, collocati rispettivamente in piazza San Fedele e nei Giardini Pubblici a Milano. Mentre nel 1896 venne portata a termine la complessa fusione della statua equestre per il monumento a Vittorio Emanuele II dello scultore Ercole Rosa che campeggia in piazza Duomo. I battenti del portone centrale del Duomo stesso, disegnati da Ludovico Pogliaghi, sono opera della fonderia, così come la statua di San Carlo Borromeo davanti al santuario di Rho e tantissime altre sculture nate dalle collaborazioni con artisti illustri.

 

 

Dopo oltre un secolo di gloriosa attività, nel 1975 la fonderia della famiglia Barigozzi chiuse i battenti, non prima, però, di aver lasciato segni indelebili tanto nel patrimonio artistico di Milano, quanto in quello di numerose altre località italiane e non solo. Oggi la fonderia è ancora un luogo di storia e di cultura ed ospita, nel corso dell’anno, numerosi eventi, concerti, mostre e manifestazioni culturali.

Santa Maria alla Fontana e la sua acqua miracolosa

La storia della fonderia è, però, strettamente legata a quella di un altro sito del capoluogo meneghino: il santuario di Santa Maria alla Fontana, risalente al XVI secolo, al quale in origine appartenevano i locali dello stabilimento. La chiesa sorge sul luogo in cui sgorgava una fonte ritenuta miracolosa le cui acque, alle quali erano attribuite proprietà taumaturgiche, si dice avessero guarito anche il governatore di Milano Carlo II d’Ambroise. Fu lui, infatti, che dopo averne sperimentato i benefici, volle che proprio lì venisse edificato l’istituto dove potevano essere portati ”li richi che forse de ogni negritudine vorano essere curati”. Sin da subito Santa Maria alla Fontana divenne uno dei principali centri della sanità milanese, assieme all’Ospedale Maggiore ed al Lazzaretto ed il santuario era, ogni giorno, meta di centinaia di pellegrini che vi giungevano per potersi bagnare con le sue acque. A lungo ci si è domandati chi fosse l’autore del progetto, attribuito ora a Leonardo Da Vinci, ora a Bramante piuttosto che a Cristoforo Solari. 

La diatriba cessò soltanto nel 1982 quando l’archivista Grazioso Sirono rinvenne e pubblicò un antico contratto nel quale era l’architetto Giovanni Antonio Amadeo a figurare come progettista ed esecutore. A partire dagli anni ‘venti dello scorso secolo la chiesa subì numerose modifiche che ne cambiarono l’aspetto. Nell’ambito, infine, delle più recenti opere di restauro affidate all’architetto Ferdinando Reggiori tra il 1956 e 1961 per riparare i danni causati dai bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale, è stata ripristinata anche l’antica fontana all’interno della chiesa. 

 

Oggi, però, dai suoi undici ugelli non sgorga più l’acqua della fonte miracolosa, ma della normale acqua di rubinetto proveniente dall’acquedotto del Comune di Milano.

 

ventottomaggioduemilaventidue

Per informazioni e chiarimenti siamo a vostra disposizione al nr. 3471580681 e alla mail rsvp@elenaeandrea.it